
Acrilici e Grafite su Tela - Acrylic and Graphite on Canvas
50 x 60 cm
2010
“C’era una volta... – Un re! – diranno subito i miei lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze. [...]”
Carlo Collodi
Pinocchio, discolo burattino umanizzato, particolarmente dedito a monellerie e comode fandonie, diviene protagonista di un evento eccezionale, che potremmo definire una vera e propria metamorfosi di vita, scandita da una rinascita cosmica e sublimata in una lirica epifania d’Infinito.
Un burattino, un comune e banale tocco di legno, un semplice pezzo da catasta, come scriveva Collodi, ci condurrà verso una realtà superiore, un universo rinnovato, nel quale riusciremo a conoscere la nostra vera identità, l’intima essenza della nostra stessa anima.
Sarà una divina ascensione ad una somma dimensione, situata al di là del cielo e rischiarata da nuova Luce, se non un ritorno ad uno spazio primordiale, dal quale siamo stati in origine allontanati, come un ignaro ed inerme neonato, che, al momento della nascita, subisce il distacco dall’affidabile e protettivo grembo materno.
Pinocchio viene collocato in una vecchia camera abbandonata, che parrebbe essere il suo rifugio segreto, se non, addirittura, un luogo di studio, che custodisce scrupolosamente le riflessioni del burattino.
Dell’anonima stanza, notiamo la particolare pavimentazione, caratterizzata da questi mattoni irregolari, ulteriormente deformati dal tempo trascorso, nonché il longevo muro, che riporta l’anomala ombra di Pinocchio ed alcuni enigmatici simboli, impazienti di essere decifrati.
Nella stessa camera, vi è un camino, attraverso il quale si presume sia giunto il burattino ed è alquanto paradossale anche il semplice immaginare che un pezzo di legno possa venire fuori da un camino, seppure quest’ultimo risulti spento.
Sul lato destro del dipinto, primeggia un’imponente scala, che potrebbe servire a Pinocchio per uscire dalla camera.
Di estrema importanza è, soprattutto, la seconda accennata stanza, che Giallombardo ha reso accessibile, lasciando la porta aperta, e permettendoci così di intravedere, anche se parzialmente, la celestiale luce, rivelatrice del divino evento che sta per compiersi, proprio mentre siamo qui a colloquiare.
I misteriosi segni riportati sul muro, quasi fosse una sorta di taccuino, sul quale annotare indicative coordinate da tenere a mente, ci garantiscono una spiegazione chiara e precisa di questo importante avvenimento.
Non sappiamo se a delineare quei segni sia stato lo stesso Pinocchio oppure qualcuno che, in precedenza, è giunto nella medesima stanza, rendendosi messaggero delle importanti rivelazioni, e tracciando così gli indicativi simboli.
Tuttavia, tra i vari segni rappresentati, quello più importante, dato che racchiude il significato dell’intero dipinto, è stato posizionato sulla destra, accanto alla porta.
A vederlo, parrebbe un semplice rombo, avente due lati erroneamente prolungati, eppure quello è un simbolo ben preciso, appartenente al magico mondo delle rune.
La parola “runa” significa “segreto”, e, non a caso, le rune rappresentano proprio il linguaggio segreto del mondo. Riusciamo a reperire la loro origine nella tradizione germanico – vichinga, ma sappiamo che le rune furono adottate anche dal misterioso popolo celtico, che le adoperava come strumento divinatorio.
L’alfabeto runico contava 24 lettere ed ognuna aveva il suo nome, con il corrispettivo significato.
Quella rappresentata nel dipinto è la numero 23, OPILAZ: “ultimo guardiano della soglia. E' la fine del viaggio e l'ingresso nel regno degli dei, un nuovo sentiero di vita spirituale in arrivo, una illuminazione.”
E’ incredibile constatare come queste parole preannuncino, alla perfezione, lo straordinario evento che sta per coinvolgere il nostro stesso Pinocchio.
A questo punto, è doveroso prestare maggiore attenzione al dipinto, per notare che, sotto il profilo tridimensionale, Pinocchio sembra indicare la scala, ma, a livello bidimensionale, il burattino sta indicando proprio la runa, con questa luce provvidenziale che ne illumina la mano, quasi a volere enfatizzare l’aspetto mistico del momento.
Antecedente alla runa, vi è un numero, precisamente il 72, lo stesso numero delle interminabili ere trascorse, prima di giungere all’importante avvenimento. Il 72 viene preceduto da una singolare freccia, prontamente direzionata verso la runa, ma quasi ostacolata dal numero stesso.
Infine, poco più in alto della freccia, compare un ultimo simbolo, non ben delineato e piuttosto sbiadito. Sembrerebbe l’abbozzo di un pensiero mal riuscito, un errore di logica, tralasciato ed abbondato al suo non senso.
Non può lasciarci indifferenti la minuziosa e scrupolosa attenzione che l’artista ha prestato ad ogni minimo dettaglio del quadro, egregiamente studiato ed analizzato, alla luce di una superlativa raffinatezza intellettuale, arricchita da tocchi di mirabile creatività, e fedelmente accompagnata da questa importante abilità tecnica che, ormai, contraddistingue l’intera scrittura pittorica dell’artista toscano.
Con Percezioni V, capolavoro di una genialità fuori dal comune, Davide Giallombardo si è reso instancabile ricercatore e sapiente inventore, fiero e preparato, di una eccezionale creazione artistica, riuscendo, in tal modo, a regalare un assaggio di futuro alla nostra amata Arte.
Prof.ssa Manuela TorreNo, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze. [...]”
Carlo Collodi
Pinocchio, discolo burattino umanizzato, particolarmente dedito a monellerie e comode fandonie, diviene protagonista di un evento eccezionale, che potremmo definire una vera e propria metamorfosi di vita, scandita da una rinascita cosmica e sublimata in una lirica epifania d’Infinito.
Un burattino, un comune e banale tocco di legno, un semplice pezzo da catasta, come scriveva Collodi, ci condurrà verso una realtà superiore, un universo rinnovato, nel quale riusciremo a conoscere la nostra vera identità, l’intima essenza della nostra stessa anima.
Sarà una divina ascensione ad una somma dimensione, situata al di là del cielo e rischiarata da nuova Luce, se non un ritorno ad uno spazio primordiale, dal quale siamo stati in origine allontanati, come un ignaro ed inerme neonato, che, al momento della nascita, subisce il distacco dall’affidabile e protettivo grembo materno.
Pinocchio viene collocato in una vecchia camera abbandonata, che parrebbe essere il suo rifugio segreto, se non, addirittura, un luogo di studio, che custodisce scrupolosamente le riflessioni del burattino.
Dell’anonima stanza, notiamo la particolare pavimentazione, caratterizzata da questi mattoni irregolari, ulteriormente deformati dal tempo trascorso, nonché il longevo muro, che riporta l’anomala ombra di Pinocchio ed alcuni enigmatici simboli, impazienti di essere decifrati.
Nella stessa camera, vi è un camino, attraverso il quale si presume sia giunto il burattino ed è alquanto paradossale anche il semplice immaginare che un pezzo di legno possa venire fuori da un camino, seppure quest’ultimo risulti spento.
Sul lato destro del dipinto, primeggia un’imponente scala, che potrebbe servire a Pinocchio per uscire dalla camera.
Di estrema importanza è, soprattutto, la seconda accennata stanza, che Giallombardo ha reso accessibile, lasciando la porta aperta, e permettendoci così di intravedere, anche se parzialmente, la celestiale luce, rivelatrice del divino evento che sta per compiersi, proprio mentre siamo qui a colloquiare.
I misteriosi segni riportati sul muro, quasi fosse una sorta di taccuino, sul quale annotare indicative coordinate da tenere a mente, ci garantiscono una spiegazione chiara e precisa di questo importante avvenimento.
Non sappiamo se a delineare quei segni sia stato lo stesso Pinocchio oppure qualcuno che, in precedenza, è giunto nella medesima stanza, rendendosi messaggero delle importanti rivelazioni, e tracciando così gli indicativi simboli.
Tuttavia, tra i vari segni rappresentati, quello più importante, dato che racchiude il significato dell’intero dipinto, è stato posizionato sulla destra, accanto alla porta.
A vederlo, parrebbe un semplice rombo, avente due lati erroneamente prolungati, eppure quello è un simbolo ben preciso, appartenente al magico mondo delle rune.
La parola “runa” significa “segreto”, e, non a caso, le rune rappresentano proprio il linguaggio segreto del mondo. Riusciamo a reperire la loro origine nella tradizione germanico – vichinga, ma sappiamo che le rune furono adottate anche dal misterioso popolo celtico, che le adoperava come strumento divinatorio.
L’alfabeto runico contava 24 lettere ed ognuna aveva il suo nome, con il corrispettivo significato.
Quella rappresentata nel dipinto è la numero 23, OPILAZ: “ultimo guardiano della soglia. E' la fine del viaggio e l'ingresso nel regno degli dei, un nuovo sentiero di vita spirituale in arrivo, una illuminazione.”
E’ incredibile constatare come queste parole preannuncino, alla perfezione, lo straordinario evento che sta per coinvolgere il nostro stesso Pinocchio.
A questo punto, è doveroso prestare maggiore attenzione al dipinto, per notare che, sotto il profilo tridimensionale, Pinocchio sembra indicare la scala, ma, a livello bidimensionale, il burattino sta indicando proprio la runa, con questa luce provvidenziale che ne illumina la mano, quasi a volere enfatizzare l’aspetto mistico del momento.
Antecedente alla runa, vi è un numero, precisamente il 72, lo stesso numero delle interminabili ere trascorse, prima di giungere all’importante avvenimento. Il 72 viene preceduto da una singolare freccia, prontamente direzionata verso la runa, ma quasi ostacolata dal numero stesso.
Infine, poco più in alto della freccia, compare un ultimo simbolo, non ben delineato e piuttosto sbiadito. Sembrerebbe l’abbozzo di un pensiero mal riuscito, un errore di logica, tralasciato ed abbondato al suo non senso.
Non può lasciarci indifferenti la minuziosa e scrupolosa attenzione che l’artista ha prestato ad ogni minimo dettaglio del quadro, egregiamente studiato ed analizzato, alla luce di una superlativa raffinatezza intellettuale, arricchita da tocchi di mirabile creatività, e fedelmente accompagnata da questa importante abilità tecnica che, ormai, contraddistingue l’intera scrittura pittorica dell’artista toscano.
Con Percezioni V, capolavoro di una genialità fuori dal comune, Davide Giallombardo si è reso instancabile ricercatore e sapiente inventore, fiero e preparato, di una eccezionale creazione artistica, riuscendo, in tal modo, a regalare un assaggio di futuro alla nostra amata Arte.
"Giallombardo ciò che pensa lo dice attraverso le sue opere. Quì notiamo un ambiente misterioso come i suoi pensieri dove un personaggio indefinito indica una soffitta e alle sue spalle ci sono dei geroglifici tracciati sul muro, i misteri che si celano nella soffitta sono descritti dai geroglifici stessi e sono i misteri che Giallombardo cela nella sua mente................."
Sociologo dell'Arte Dott. Ermenegildo Bianco
Sociologo dell'Arte Dott. Ermenegildo Bianco
Complimenti per l'opera, e complimenti per la splendida descrizione, molto esauriente.
RispondiEliminaTra tutta la serie Percezioni, questa situazione è quella che maggiormente trovo affascinante..positiva e stimolante al punto giusto, vorrei essere condotta dal burattino che mi desta una certa sicurezza verso la direzione da lui indicata, certa di trovare una dimensione magica e di buon auspicio.
RispondiEliminaAd ogni modo congratulazioni per tutte le tue creazioni, aspetto di vedere altre tue creazioni.
Donatella Salva